Una delle piu’ grandi calciatrici di ogni tempo , vero simbolo di donna icona ,non soltanto nello sport, per la storia, incredibile ,triste e allo stesso tempo meravigliosa ,che la contraddistingue .

Nadia , nata ad Herat ,cittadina del nord-ovest dell’Afghanistan, ad 11 anni perde il padre, generale dell’ esercito del suo Paese, brutalmente ucciso dal regime talebano .

Per Nadia, la sua mamma e le sue quattro sorelle, non ci sono molte alternative se non la fuga da quella che sempre restera’ la loro terra; una fuga che segna il suo futuro ,per un errore (si pensa..). Con passaporti falsi ,attraversando il Pakistan, arrivano in Italia dove ,viaggiando su un camion, si dirigono verso Londra dove alcuni parenti avrebbero dato loro ospitalita’: il viaggio e’ lungo , la stanchezza prende presto il sopravvento in un viaggio che dura alcuni giorni ,al termine dei quali ,scendendo dal mezzo salta agli occhi una differenza , tra le tante , piuttosto evidente da cio’ che ci si sarebbe aspettato da una Londra piena di palazzi , caratterizzata dalla classica ,cupa, atmosfera . Alberi, una distesa infinita di alberi e ,a dirla tutta , un clima anche piuttosto rigido se rapportato a quello , atteso , della capitale inglese ; la risposta di li’ a poco , quando un passante conferma loro cio’ che l’intuito femminile aveva gia’ anticipato : non e’ Londra, siete in Danimarca .

Nel paese scandinavo ,al di la’ di tante, abissali , differenze sul modo di vivere rispetto ad Herat, c’e un aspetto che colpisce Nadia e scatena in lei un impulso irrefrenabile : le ragazze giocano a calcio , lo fanno con applicazione , in campi meravigliosi contornati da tribune , spogliatoi con acqua calda per la doccia e competizioni ufficiali in giro per il paese . Nasce qui ,nella squadra del B52 di Aalborg , l’ascesa di quella ,che ancora oggi , resta una delle piu’ forti calciatrici al Mondo , capace di indossare la “10 ” di Manchester City e Paris Saint Germain e oggi , 35 enne , gioca nelgli Stati Uniti, in Kentucky , nelle fila del Racing Luisville.

Laureata in medicina alla Aarhus University , terminata la carriera calcistica, iniziera’ quella di chirurgo, in particolare chirurgia ricostruttiva ,perche’ lei , Nadia, conosce bene gli orrori che le mine antiuomo , le punizioni corporali , le lapidazioni , causano quando, a chi ha la fortuna di sopravvivere, si prospetta una vita che definire orrenda e’ perlomeno eufemistico ; conosce undici lingue ( inglese, spagnolo , tedesco ,francese, persiano, dari, urdu, hindi, arabo e latino ) ,e’ una donna con un carattere forte , tanto forte ,difficilmente la si vede piangere ma non pensiate che sia priva di sensibilita’ perche’ Nadia , di questa sensibilita’, ha fatto la sua forza , capace di lottare per la sua gente anche lontano dalla sua terra, non dimenticando mai, nemmeno per un istante , la tragedia del suo popolo con un occhio di riguardo a quelle donne e madri e alle loro figlie che non hanno avuto la fortuna di poter salire su quel camion .

Nadia e’ cosi’ ,in campo ,e fuori , una combattente , leale e fiera ,forte di una cultura che le ha permesso di combattere i tanti pregiudizi che , ancora oggi , anche lei so trova a dover affrontare; lo ha fatto con i goal ,con le giocate straordinarie frutto di allenamenti duri ,costanti , resi possibili soltanto dal suo ,straordinario , modo di essere .

Una donna che ha nel suo io ,forza e determinazione nate in una terra che a donne e bambine non e’ capace di offrire nulla ,unite ad una visione ottimistica della vita  che, ad esempio, l’hanno portata a dire, in piena pandemia Covid-19 , che “quando sei in quarantena pensi che la tua vita’ non sia un granche’ ma immediatamente dopo realizzi che vivi in una societa’ dove puoi permetterti di stare a casa e avere ugualmente da mangiare ed un tetto sulla testa “.

Lei e’ Nadia Nadim, calciatrice , chirurgo , ambasciatrice ONU e ,soprattutto , DONNA straordinaria .

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