SportMore incontra Adriano Malori

Ci racconti come nasce la tua passione per il ciclismo?

È nata quasi per caso, infatti a 7 anni l’ortolano del paese, amico dei miei genitori aveva bisogno di un bambino per fare il numero minimo, così ho iniziato ed eccomi qua.

Qual è il tuo punto di vista su questo sport oggi in Italia?

Il ciclismo italiano sta vivendo un grande momento, ha tanti giovani fortissimi, che io sfrutterei per la promozione giovanile.

3 aspetti, secondo te, sui quali è fondamentale lavorare oggi per il ciclismo

  1. Non crescere i ragazzi come degli automi comandati dai watt, nel ciclismo bisogna imparare a improvvisare.
  2. Ascoltare di più squadre e corridori.
  3. Ricordarsi che i ragazzi di 18 anni non sono professionisti quindi non trattarli come tali.

Ci racconti il tuo momento più bello in carriera? 

Indubbiamente Varese 2008, quando ho vinto il mondiale. Non dimenticherò mai tutto l’ippodromo che urlava il mio nome mentre ero sul palco.

Se non avessi fatto il corridore professionista, che cosa avresti fatto?

Non so, forse avrei aperto un bar.

Cosa diresti ad un bambino che vuole iniziare a fare il ciclista?

Di divertirsi fino alla categoria juniores!!

Oggi di cosa ti occupi?

Sono preparatore e biomeccanico. Ho scelto questo lavoro perché era il modo migliore per passare tutto quello che ho imparato nella mia carriera.

SportMore 2020 questo anno presenta, tra gli altri, il tuo libro dal titolo “Rialzati”, puoi dare a chi ci segue qualche anticipazione?

Oltre che il racconto della mia storia dal 22.01.16 a oggi, penso che sia la spiegazione perfetta che nella vita non importa quanto sia profonda la buca in cui cadi, c’è sempre dopo.

Cosa pensi dell’importanza del rapporto scuola e sport oggi?

È fondamentale studiare, primo perché non tutti diventano professionisti, poi perché adesso se non studi ti trovi a disagio con tutti e in tutte le situazioni.

Grazie Adriano, ti aspettiamo prossimamente nostro ospite per continuare a parlare di ciclismo… e non solo!

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